PERMESSO DI VENIRVI A TROVARE
Carmelo Romeo
arteideologia raccolta supplementi
nomade n. 3 dicembre 2009
LE LEGGI DELL'OSPITALITA'
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Roma, 16 marzo 2006
Cara Mira, cara Grozdana,
ricordate la copertina del catalogo Ad usum fabricae? Tullio Catalano aveva voluto metterci il quadro di Magritte del ponte interrotto.
Molta acqua è passata sotto i ponti”, si dice comunemente per esprimere il rammarico che molto tempo è trascorso. Ma se l’acqua non torna almeno i ponti restano; e quando poi non dovessero restare che ci stiamo a fare se non per ricostruirli?
C’è una distanza da colmare?
Allora: alzate l’architrave o carpentieri,
....................più in alto o muratori…

Così, dopo la valigetta rossa dell’immaginazione preventiva, per noi altri di Forniture critiche1 è tempo di rifare i bagagli.
La valigia rossa (di van Gogh?)

Il vostro ufficio dovrebbe ancora conservare quella valigetta rossa confezionata e spedita per forzare l'embargo che a quel tempo subiva la Yugoslavia (sembra una vicenda di secoli lontani, invece è trascorso poco più di un decennio, e forse proprio da lì è iniziata ad allungarsi l’attuale Crisi Planetaria che ha scavalcato il secolo).
Dentro ci avevamo messo alcune modalità di produrre; perché ciò che importa, per evitare ripetizioni e procedere oltre, non è tanto il singolo prodotto ma le circostanze in cui è stato prodotto - le scarpe magari sono sempre quelle di Van Gogh, diversi possono essere i modi di produrre le scarpe in differenti condizioni storiche e sociali: quindi anche di rappresentarle, dalle stringhe fino al fango sulla tomaia.
Anche quella nostra valigia rossa si porta come appiccicati alla suola i chewingums sputati in strada da un gruppo di persone che dal 1969 hanno lavorato, sistematicamente o occasionalmente, su ipotesi di relazioni (attendibili e/o probanti) tra arte e ideologia, tra arte e politica.
Quella rossa valigetta di ferro conteneva materiali e testi prodotti dal 1972 al 1994, e particolarmente riguardavano le iniziative relative a S.p.A.2 (di cui vi era il volume originale); la raccolta dei 29 fascicoli di Imprinting3; le fotografie originali di tutti gli interventi urbani di N.d.R.4; la raccolta completa della rivista Aut.Trib.171395 (inclusa l’edizione radiofonica del n.7, e i 5 manifesti originali, 50x70 degli Avvisi alle popolazioni, di Luciano e miei); il blocco delle diapositive originali di Di.Arte6 e vari documenti dell'Archivio Bunker7. 
In ultimo, affinché fosse chiaro che sempre di arte si trattava, dentro quella rossa valigetta ci avevamo infilati anche alcuni brandelli di pittura.

La strada dei pittori è dritta e sinuosa
(Ippolito, Confutazione)

Certamente quelle iniziative rimangono figlie del loro tempo; ma non bisogna star dietro all’acqua che scorre.
Non abbiamo fretta, non abbiamo impazienza.
Il tempo a nostra disposizione non è á la mode, ma, diciamo così, á l’epoque.
E’ un tempo messo a disposizione da una fase storica che non si è affatto conclusa. E così stando le cose, poiché non può esserci un’ultima parola da dire, magari si è condannati a parlare le medesime parole, ad avanzare le medesime istanze, più o meno sotterranee, più o meno chiare.
Parole e istanze che a volte trovano per proprio conto la maniera di palesarsi; altre volte rimangono latenti e inespresse. Però mai appagate, perché immediatamente soddisfatte solo in via teorica e/o nelle forme metaforiche, ossia nella finzione (preventiva, a volte) dei linguaggi.
Parole e istanze tuttavia generalmente intese (dall’inconscio politico) come intime necessità dell’arte e della critica conseguenti.
Difatti, proprio da quando è stato proclamato il superamento e la sepoltura di ogni visione “politica” (o ideologica: scegliete voi) dell’arte, ecco assistere proprio ad una proliferazione di artisti che rimestano proprio in quelle categorie extraestetiche che avevamo da sempre bazzicato.
Mistero?
Non proprio.
Tutti costoro hanno carpito a quegli anni (magari confusi, comunque sempre generosi) metodi, modi e tecniche di elaborazione e realizzazione per farsi una posizione in società con annessa villetta in riva al fiume.
Ma anche questo era stato previsto.
Diversi anni fa preparammo una mostra ostentatamente di pittura
8; e già all’epoca ho avuto occasione di dire che dopo l'ossessione del politico, i nessi stabiliti dall’arte con le categorie della critica dell'ideologia e della politica iniziavano a subire  il medesimo logorio dovuto ad una consuetudine ambientale per le sottili enunciazioni del pentitismo dilagante.9
Da quegli anni ne ha fatta di strada l’opportunismo in arte per approdare all’odierno collaborazionismo, che tiene il sacco all’ordine mondiale soprattutto quando gli piagnucola contro di non esagerare.

Crediamo di pensare all’universo e non pensiamo
che alle carte
.geografiche.
(Paul Nizan, Aden Arabia)

In una lettera inviata anni fa ad uno storico dell’arte si diceva che non avevamo mai voluto dire il come e il perché del nostro lavoro poiché facevamo conto fosse chiaro (ad esempio) che il nostro insistere su momenti organizzativi di lavoro comune rispondesse del permanere di una ipoteca gravante sul terreno dell’immaginazione, rilevata in pittura persino da Mondrian: "Finché l'uomo è dominato dall'individualismo non cerca e non può trovare altro che la propria persona”.

E non si tratta dell’annosa e generica antinomia tra individuo e società, tra produzione sociale e appropriazione privata che, nel suo versante espressivo, ci si svela10 attiva anche nella lingua e nella parola.
Benché l'individualismo e il suo dominare è il limite stesso dell'individuo e non può evitare di svolgersi come limite linguistico qualora si esprimesse in termini artistici, non abbiamo tuttavia mai teorizzato il lavoro di gruppo e/o l'anonimato come superamento della divisione sociale del lavoro e/o dell’individualismo.11
Anche se tale superamento si era intravisto quasi a portata di mano, ormai si era fuori da quella favorevole fase storica; e non esistono scorciatoie affidate alla volontà dei singoli capaci di condurre l’azione fuori dal globo, sempre più stagnato, dell’individualismo e delle sue proprietà (private).

Mi si è rotta una stringa alla stazione; lentamente
riannodata non si è mai ricomposta. (Luciano)

Piuttosto, la questione si pone nei termini di come mantenere vive e attive queste ed altre istanze cruciali nell’attuale prolungata fase storica svantaggiosa.12
L'azione efficace (anche pittorica) non può attuarsi che fuori dell'illusione (e dall’allusione) dell’agire artistico unilaterale, e quando scaturisce organicamente da un basamento oggettivo su cui concretamente ergersi. In assenza di un “nuovo” basamento sociale resta praticabile soltanto la cura (teorica) e la militanza pratica (partitica) in attesa che le forze sociali si mettano nuovamente in marcia per portare a compimento, con tutte le altre, anche quella non più metaforica (e non certo utopica) emancipazione del pittore dalla prigionia del quadrato.13
E’ forse questo un altro “sentiero interrotto”, oltre che della storia, finanche della filosofia?14
Si tratterebbe allora di mettere in forma la necessità dell’arte di calzare le scarpe sformate di van Gogh per approssimarsi alla realtà anche con un cruccio squisitamente linguistico?
Per questa via e con siffatte scarpe (che prima di essere un motivo pittorico sono un motivo sociale) c’è sentore di aver raggiunto un punto di crisi della modernità.
Ancora un passo su questo sentiero e ci troviamo difatti nel cuore delle catastrofi annunciate della contemporaneità; dove la Legge del Mercato si globalizza nella dissoluzione migratoria degli Stati per prenderci alle spalle (nel rovescio della moneta) con l’ossessione identitaria dei popoli che istiga alla polifemica revoca della Legge dell’Ospitalità15.
- «Rispetta, ottimo, i numi: siamo tuoi supplici. E Zeus è il vendicatore degli stranieri e dei supplici,Zeus egíoco, che gli ospiti venerandi accompagna ».
- « Sei uno sciocco, o straniero, o vieni ben da lontano Tu che pretendi di farmi temere e rispettare gli déi. Ma non si danno pensiero di Zeus ospitale i Ciclopi, né dei numi beati, perché siam più forti »
16
A petto di Prometeo, Polifemo che dice di non temere gli Dei, è solo un loro figlioccio fanfarone, che non esita ad invocare il padrino di turno quando poi non sa vedersela con quell’ometto di Ulisse.
- «Ciclope, to’, bevi il vino, dopo che carne umana hai mangiato, perché tu senta che vino è questo che la mia nave portava. Per te l’avevo recato come un’offerta, se avendo pietà, m’avessi lasciato partire; invece tu fai crudeltà intollerabili, pazzo! Come in futuro potrà venir qualche altro a trovarti degli uomini?»17
Sappiamo tutti com’è andata a finire.
Lo sviluppo pratico della visione monoculare (pittorica?) del potente ciclope ha dato l’esito della cecità…
Per un momento avevo creduto di essermi smarrito nell’angiporto indecente delle civiltà che si inabissano grufolando col muso in cerca delle proprie radici; ma poiché la legge dell’ospitalità non concerne solo ai corpi ignudi in cerca di ristoro bensì riguarda i segni stessi in/sul/del corpo in cerca di fortuna nelle semiosi illimitate, mi accorgo di essermi aggirato pur sempre e comunque per i sentieri dell’immaginario e dell’arte, i quali non si sviluppano e propagano solo nei traffici con gli equivalenti ma principalmente negli scambi gratuiti e difformi delle visitazioni planetarie.
Per queste vie e con siffatte scarpe, la pittura (non intesa come vuoto a rendere) segna il passo che marca la soglia dei limiti del Sé per portare a compimento l’uscita collettiva che ci guadagni al bosco e alla nave.
Allora, in attesa di una fuoriuscita reale dalle caverne locutive in cui ci costringe questa società terrorizzata dalle porte blindate della paranoia e prima che la revoca dell’ospitalità inizi a divorare per la lingua i forestieri e gli esuli, consentite di venirvi a trovare per apparecchiare presso voi la pantomima dei doni che trasciniamo in valigia.

- Ah! Caro principe, nulla è più gradito di un ospite.18


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1 - Avviata nel 1991 in occasione della prima guerra del Golfo (individuata come l’inizio di una fase storica che inaugurava una nuova serie di crisi belliche mondiali) Bunker.archivio forniture critiche è una iniziativa originariamente intesa a sollecitare la costituzione di un osservatorio aperto a tutti i tipi di contributi relativi allo stato conflittuale in tutte le sue forme. Ben presto la diagnosi di "Bunker" sarebbe stata confermata dalla situazione che si sarebbe creata nell’area balcanica.
2 - (Società per Azioni). Azioni postali svolte tra il 2 maggio 1972 ed il 15 maggio 1975.
3 - Una pubblicazione periodica, attiva dal 1975 al 1979.
4 - Cartellone pubblico attivo dal 1974 al 1979.
5 -
Rivista di critica operativa pensata come giornale murale. Attiva dal 1978 al 1983.
6 -
Proiezioni di diapositive al cinema Quirinetta di Roma, dal 16 al 30 aprile 1979.
7 -
Una iniziativa avviata nel gennaio 1991, all'epoca della Guerra del Golfo. In questo ambito si costituisce l’Archivio Forniture (critiche), e viene aperto a Stara Pazova (Vojvodina), dai fiduciari Mira Brtka e Grozdana Sarkievic, l'Ufficio per la Balcanizzazione dell'Arte (Biro za balkanizaciju umetnosti). Alcuni elaborati dell'Archivio Forniture sono nella rivista fondata da Lucrezia de Domizio, RISK (nº 9, Milano 1992), nel catalogo della rassegna "Ad Usum Fabricae" (Aquila 1995), in Flash Art (nº 199, Milano 1996), in ”Quaderno 3” del Dipartimento di storia, teoria delle arti e nuovi media dell’Accademia di Belle Arti (Aquila,1999).
8 - “La ricerca dell'oro”,  opere di Tullio Catalano, Maurizio Benvenuti e Carmelo Romeo, Galleria LaScala, Roma, maggio 1985.
9 - Ivi, comunicato stampa.
10 - Nell’ultima istanza, ossia nell’inconscio politico.
11 - Sebbene tali nozioni siano state agitate nel vivo delle polemiche e magari anche praticate, ma  non in quanto soluzioni (illusioni), piuttosto come allusioni (indicazioni), traslati o metafore.
12 - Cfr. "Considerazioni sulla organica attività del partito quando la situazione generale è storicamente sfavorevole" in Forniture.
13 - Ovvero, dell’uomo dalla sua rappresentazione, ossia dalla divisione sociale del lavoro, quindi dalla pittura e della pittura stessa.
14 - (in aggiunta a quelli heideggeriani).
15 - Non c’è da meravigliarsi allora se tale generale indisponibilità all’accoglienza dell’altro che proviene dall’esterno si accompagna ad una crescita delle allergie patrocinate dal capitale farmaceutico.
16 - Omero, Odissea, Libro IX,269-276.
17 - Omero, Odissea, Libro IX,347-352.
18 - Lev Tolstoi, Guerra e pace.